Almarina di Valeria Parrella: nel carcere della libertà

“Il carcere è un dolore che non finisce, da cui non puoi mai distrarti. Chiunque varchi la porta di un carcere lo sa (e se non lo sa, lo sente) che sta passando da un’altra parte inconciliabile con la promessa che ci fecero da bambini: che la vita non avrebbe fatto paura, e non saremmo mai rimasti soli. Il carcere invece è paura e solitudine. In carcere ti addormenti e quando ti svegli sei in carcere. In carcere impari presto che meno fai e meglio è.”

Elisabetta Maiorano insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, l’isola inaccessibile nel comune di Napoli. Ogni giorno si sottopone ai controlli e alla perquisizione all’ingresso del carcere: tutta la sua vita resta fuori e “come ciascuno che entri a Nisida, torno libera, torno bambina“. Rimasta vedova, Elisabetta ci racconta stralci della sua storia d’amore, del suo matrimonio, della loro intenzione di adottare un bambino e dello strazio delle procedure e delle pratiche adottive. Ci racconta anche di come ha dovuto ricominciare da sola…

Forse è proprio la sua storia personale che la porta ad empatizzare e ad affezionarsi ai suoi studenti detenuti. Ne capisce la condizione e ha paura per il loro futuro, chissà cosa li aspetterà una volta scontata la loro pena?Torneranno alle loro vite precedenti, alla solita criminalità?

Una mattina entra in classe una nuova alunna: Almarina.

Almarina è una ragazza romena con una brutta storia di abusi familiari alle spalle accusata per piccoli furti. Per Elisabetta è come un colpo di fulmine! Inizia ad interessarsi a lei, ad aiutarla nello studio e a proteggerla dai compagni.

“Io mi metto a letto e penso che Almarina sta dormendo e mi addormento. E poi all’alba mi sveglio e penso che un giorno non la troverò più, come questi qua che non ho trovato più negli anni, e allora non dormirò più. E io non voglio morire di sonno, direttore.”

Il loro legame si consolida con la possibilità di passare qualche giorno insieme durante le vacanze natalizie. Per Elisabetta è come una rinascita; si sente di nuovo viva e anche il Natale, un momento terribile per lei e il marito, acquista con Almarina un valore nuovo, diverso. Quei due giorni passati insieme riaccendono in Elisabetta la fiamma dell’amore materno e il desiderio di creare una famiglia torna a riempire le sue giornate. Almarina le da la forza e il coraggio di provare a realizzare quel desiderio, suo e di suo marito, anche da sola…

Piazzatosi al terzo posto al Premio Strega 2020, Almarina è un romanzo raccontato sottovoce ma molto intenso e dalle tematiche importanti e sempre attuali: la condizione dei detenuti, le difficoltà per una coppia di ottenere l’affidamento, gli abusi sui minori, l’aborto, il lutto, la criminalità di Napoli. Tutti argomenti trattati marginalmente perché l’attenzione è rivolta ad Elisabetta, ai suoi pensieri, ai suoi sentimenti e alla sua rinascita. Forse è per questo che a volte ho fatto fatica, ho dovuto rileggere le frasi e i passaggi più volte perché lo stile di Valeria Parrella è così denso, carico di emozioni e non lascia spazio alle distrazioni. Ogni parola arriva dritta al cuore. Questo romanzo è pieno di umanità e di amore: ci presenta con gli occhi di una mamma i giovani detenuti e ci fa empatizzare con le loro storie e con la loro condizione attuale e futura. Ci fa conoscere il carcere da un altro punto di vista e con sentimenti nuovi, non come il luogo di punizione ma come quello della libertà individuale e della rinascita.

” Chi pensa che Nisida sia un’aberrazione non conosce la città, e chi pensa che la città sia l’aberrazione non conosce il Paese. È per questo che quando arrivano a Nisida i nostri ragazzi si straniano: vedono da vicino, per la prima volta, adulti diversi da quelli che li hanno partoriti. Capire che sono finiti in prigione è niente: in due giorni gli passa lo choc, ricominciano a dormire, prendono un ritmo già raccontato da altri: nel loro lungo gioco questa possibilità era prevista. Faticano più a capire questo, invece: che possono fidarsi.”

Un romanzo breve, ma che fa schiudere nel cuore tutto il calore e l’amore che Elisabetta prova per Almarina e per i suoi ragazzi. Leggetelo se avete bisogno di una storia vera, che racconti di tutte le difficoltà della nostra società, ma che vi sappia scaldare il cuore.

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