Anima — Wajdi Mouawad

“Ha cercato il sonno fino all’aurora, fino alla comparsa del sole, ma non ha trovato altro che la propria vischiosità, l’incessante turbinio dei tormenti e delle angosce nel carosello della sua anima.”

Parte III – Canis lupus lupus

Il primo libro di cui vi voglio parlare è Anima di Wajdi Mouawad, un romanzo che mi ha profondamente toccata, tanto che ho impiegato diverse settimane per assimilarlo. É la storia di un uomo, Wahhch Debch, e del tormentato viaggio che lo porterà a scoprire la verità sul suo passato.

Il libro inizia con la morte di sua moglie Léonie, brutalmente squartata e violentata nel salotto di casa. Wahhch è il primo a trovarla e da quel momento non riesce più a a darsi pace. L’assassino, avendo lasciato svariate prove, viene presto identificato in Welson Wolf Rooney, un giovane americano di origini indiane che, subito dopo l’omicidio è scappato nella riserva degli indiani Mohawk in Québec per nascondersi.Lì la polizia non ha nessuna autorità e non può arrestarlo.

Accecato dal dolore e sconvolto dalle mancanze della polizia, Wahhch parte alla ricerca dell’assassino della moglie, non tanto per vendicarsi, quanto più per assicurarsi che quella persona esista davvero e che non sia stato lui a commettere quell’efferato omicidio. Inizia così il suo lungo viaggio attraverso il continente Nord Americano: da Montrèal alle riserve indiane nel Québec, all’Illinois fino in New Mexico, attraversando città dai nomi carichi di storia (Cairo, Tebe, Cartagine) e incontrando personaggi misteriosi, con l’obiettivo prima di trovare Welson Wolf Rooney e poi di avere risposte alle domande sul suo passato. Infatti il forte dolore per la morte della moglie ha riaperto una profonda ferita da cui riemergono solo sfocati ricordi di una tragica notte in Libano. Quello che scoprirà sarà sconvolgente; niente sarà più come prima e lui non potrà più tornare indietro.

“Anima” è il titolo perfetto per questo romanzo:è emozionante, toccante, doloroso, cruento e allo stesso tempo intrigante e misterioso. Di sicuro uno di quei libri che ti entrano dentro e che ci rimangono per tanto tempo dopo la fine della lettura. La sua unicità sta nella narrazione affidata capitolo dopo capitolo ad un animale diverso, cominciando dal gatto di Wahhch e Léonie che, come unico testimone, ci introduce alla scena del delitto e al corpo straziato della padrona.

“Avevano giocato tante volte a morire l’uno nella braccia dell’altra, così tante volte che, nel trovarla tutta insanguinata in mezzo al salotto di casa, è scoppiato a ridere, convinto di essere di fronte a una messinscena, una simulazione in grande stile per sorprenderlo una volta per tutte, sconvolgerlo, lasciarlo di stucco, fargli perdere la testa, metterlo nel sacco. […] Non saprei dire per quanto tempo è rimasto immobile, quanto tempo è trascorso prima che andasse a inginocchiarsi accanto a lei.

Felis Sylvestris catus carthusianorum

Cani, gatti, uccelli, insetti e tani altri animali che Wahhch più o meno consapevolmente incontra, diventano nella prima parte i narratori della vicenda e ci mostrano cosa succede con la loro percezione della realtà.

“Rosso fra gli uomini, visibile dall’alto delle nuvole, correva, passando da una strada all’altra, […] nell’urgenza di esortare il suo cuore a battere, sempre più veloce, sempre più lontano.

Larus ridibundus

Ognuno ha un suo modo di narrare, essenziale, schematico, poetico, a seconda della propria natura. I più empatici riescono a percepire l’aura, il temperamento o le inquietudini degli uomini e provano per loro simpatia, repulsione o paura.

“La sua pena tinteggiava l’aria fresca della primavera. Magnificamente gialla, si imprimeva, radioattiva, sulla superficie delle mie retine.L’uomo vagava, non sapeva più dov’era, non guardava più davanti a sé. Un dolore lo divorava.

Canis lupus familiaris

“Gli umani sono soli. Malgrado la pioggia, malgrado gli animali, malgrado i fiumi e gli alberi e il fuoco. Gli uomini sono sempre sulla soglia. Hanno avuto il dono della verticalità, e tuttavia conducono la loro esistenza curvi sotto un peso invisibile. C’è qualcosa che li schiaccia. […] non vedono gli occhi degli animali che li guardano. Non sentono il nostro silezio che li ascolta. Prigionieri della loro ragione […] sono assorbiti da ciò che hanno sotto mano, e quando le loro mani suono vuote, se le portano al viso e piangono. Sono fatti così.

Pan troglodytes

La seconda parte è invece raccontata solo dal cane che in maniera molto magica Wahhch incontra, diventando il suo fedele amico, mentre l’ultima è affidata al coroner che ha eseguito l’autopsia di Léonie e che conclude la narrazione con una profonda riflessione sulla condizione umana in questo mondo fatto solo di violenza e incomprensioni.

Apparentemente Anima è una storia dai toni noir , ma più si va avanti con la lettura, più si capisce che l’indagine sull’omicidio della moglie di Wahhch passa in secondo piano e scopriamo che l’obiettivo dell’autore è quello di far conoscere il massacro di Sabra e Chatila, avvenuto nel 1982 durante l’invasione israeliana in Libano (paese d’origine dell’autore), in cui persero la vita migliaia di persone. Veniamo così , ancora una volta, a conoscenza di quanta cattiveria e crudeltà siano capaci gli esseri umani. Non a caso si scoprono infatti inquietanti aspetti in comune con l’omicidio di Léonie, come a sottolineare che la brutalità dell’uomo sia qualcosa di radicato, di genetico, che ci appartiene a prescindere dal periodo storico, dal luogo e dall’etnia di appartenenza. Mouawad ci presenta i fatti così come sono, con tutti i particolari, senza censurare niente perchè è giusto sapere che non esiste essere più bestiale dell’uomo.

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