Ciao a tutti e bentornati del mio blog!
Come avrete capito dal titolo oggi vi racconto qualcosa in più dei libri letti a marzo. Rispetto a febbraio che avevo superato ogni record mensile di lettura, a marzo torno al mio standard di tre libri che, come al solito, spaziano in genere, tematiche, ambientazione e periodo storico: dagli anni ’20 negli Stati Uniti mi sono trasportata in Inghilterra a fine 1700 per poi approdare in una gelida Berlino durante la Guerra Fredda. Insomma anche questo mese ho viaggiato in lungo e in largo, nello spazio e nel tempo e sono abbastanza soddisfatta delle letture intraprese. Ma cominciamo subito!

- Mr Vertigo di Paul Auster è un bellissimo romanzo di formazione. Non mi dilungherò troppo perché sto preparando un articolo incentrato proprio su questo libro che mi ha piacevolmente stupita. Racconta la vita di Walter Rawley, un bambino orfano e senza futuro, che viene adottato da Maestro Jehudi. Grazie ai suoi insegnamenti, a volte poco ortodossi, impara a volare, diventando una vera star! Le cose però non vanno come avevano immaginato e Walt sarà costretto a tornare con i piedi per terra e a rimettersi in gioco più di una volta. Una storia davvero appassionante ed emozionante in cui la vita di Walt si confonde con importanti avvenimenti storici e con personaggi realmente esistiti, per farci vivere ancora di più l’America di quegli anni. Assolutamente consigliato!
- Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, un classico intramontabile che mi ha sorpreso e rapita per una settimana! Lo so…ormai ero rimasta l’unica a non averlo letto ma…meglio tardi che mai no?! 😉 Parlarvi della trama mi sembra abbastanza inutile: tutti conoscete già la famiglia Bennet con le sue cinque figlie, il bel giovane Mr. Bingley e il suo misterioso amico Mr. Darcy. Fin dalle prima pagine veniamo catapultati nell’atmosfera frizzante della campagna inglese di fine Settecento e nelle attività tipiche dell’epoca. Conosciamo infatti subito Mrs. Bennet, la cui principale occupazione è quella di trovare un marito alle sue figlie che le sistemi bene in società, e Mr. Bennet che, costretto a fare la sua parte in questa ricerca, vorrebbe invece essere lasciato in pace a leggere nella sua biblioteca. Lui è il mio personaggio preferito, così ironico nel criticare le figlie e le usanze dell’epoca! Quello che infatti mi ha particolarmente stupita è la scrittura della Austen, che, attraverso i suoi personaggi, riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera frivola dell’epoca, criticandola ironicamente. Ci sono infatti i balli, le gite in carrozza, gli inviti a pranzi e per il tè e tutte quelle attività che facevano parte della giornata della medio borghesia che riescono a fornirci un bel quadro di come fosse la vita in quel periodo, ma il tutto raccontato sotto una luce critica e ironica. Come non citare a questo proposito la prima iconica frase del romanzo, che mi ha fatto subito sorridere e stupire!
“È cosa ormai risaputa che a uno scapolo in possesso di un’ingente fortuna manchi soltanto una moglie. Questa verità è così radicata nella mente delle famiglie del luogo che, nel momento in cui un simile personaggio viene a far parte del vicinato, prima ancora di conoscere anche lontanamente i suoi desideri in proposito, viene immediatamente considerato come proprietà legittima di uno o dell’altra delle loro figlie.”
Oltre dai toni, sono rimasta molto colpita dalla caratterizzazione dei personaggi. Soprattutto la protagonista femminile del romanzo Elisabeth Bennet è il personaggio che mi ha stupita di più: intelligente, audace, ribelle verso alcune consuetudini e soprattutto l’ho trovata estremamente moderna nella visione delle relazioni amorose e nell’amore per se stessa. Lei, diversamente dall’amica Charlotte, non cerca un matrimonio di convenienza ma un compagno di vita, con cui comunicare e crescere insieme. Non si accontenta di sposare qualcuno solo per migliorare la propria posizionare economica ma è in cerca dell’amore e dell’uomo giusto che la rispetti e la ami. A tal proposito rinuncia non a uno ma addirittura a due proposte di matrimonio, mettendo al primo posto l’amore per se stessa e la coerenza delle sue idee. Tuttavia è molto prevenuta, è convinta della sua capacità di analizzare e capire le persone e crede nelle prime impressioni che queste le provano. In questo senso assistiamo durante la narrazione a una sua crescita, in quanto a sue spese dovrà ricredersi sulle sue prime impressioni verso Mr. Darcy, il misterioso amico di Mr. Bingley che suscita subito l’antipatia di tutta la comunità. Mr. Darcy è molto ricco, intelligente, colto ma soprattutto molto orgoglioso e anche per lui, come per Elisabeth, assisteremo ad un cambiamento, che gli permetterà di mettere da parte il suo orgoglio e di superare anche convenzioni e atteggiamenti condivisi dalla società benestante. Davvero un gran bel romanzo, divertente, appassionante e romantico, che a distanza di 200 anni continua ad incantare lettori di ogni età. Di sicuro non sarà l’ultimo libro della Austen che leggerò, anzi mi piacerebbe recuperarli tutti!!!+
- La spia che venne dal freddo di John le Carrè, il maestro nel genere dello spionaggio e lui stesso una ex spi del governo inglese! Ho scoperto questo libro in una lista de “i migliori gialli da leggere almeno una volta nella vita” trovata in qualche sito. Le mie aspettative erano alle stelle e… poi diciamolo chi non ha un debole per le spie e per l’aura di mistero che le circonda? 😉 Alec Leamas è un’agente segreto del governo inglese operativo a Berlino Ovest. Siamo negli anni della guerra fredda e Berlino è il fulcro di molte operazioni che cercano di stanare gli agenti sovietici. Dopo anni in servizio e dopo aver perso molti uomini, Leamas torna a Londra e accetta un’ultima missione: eliminare Mundt, il capo della Stasi, i servizi di spionaggi sovietici a Berlino Est. Senza conoscere il piano dell’operazione, ho seguito Leamas nei suoi spostamenti cercando di capire il suo gioco e le sue prossime mosse. In realtà mi sono ritrovata invischiata in una vicenda in cui non sapevo più chi stesse mentendo, chi stesse seguendo un copione e chi stesse dicendo la verità. Tutto si chiarisce nel finale in un crescendo di emozioni e incredulità. È stata sicuramente una bella lettura appassionante anche se ci sono continui rimandi a personaggi e missioni precedenti di cui non sappiamo niente. La spia che venne dal freddo è infatti il terzo romanzo, il più famoso (per questo compare nelle liste…) di una serie di libri con protagonista l’agente dei servizi segreti inglesi George Smiley. Leamas lo nomina spesso e ne parla come un’agente non più operativo, ma in realtà si scopre che il suo coinvolgimento è tutt’altro che finito. Per questo motivo ho trovato interessante e anche curioso il dossier finale a cura di Paolo Bertinetti (nella mia edizione Oscar Mondadori) dedicato proprio a George Smiley, che ripercorre la sua carriera e chiarisce la sua posizione come spia. Inutile dire che sono rimasta affascinata da questo personaggio, dal mistero che si cela dietro i servizi segreti e anche dalla scelta di svolgere le vicende in questo particolare periodo storico. Credo proprio che approfondirò la conoscenza di George Smiley! 😉