“Bellezza è terrore. Ciò che chiamiamo bello ci fa tremare. E coa potrebbe essere più terrificante e più bello, per anime come dei greci o le nostre, che perdere ogni controllo? Strapparsi di dosso per un attimo le catene dell’essere, frantumare la contingenza del nostro io mortale?”

Dio di illusioni è il romanzo d’esordio di Donna Tartt e il primo anche ad inaugurare il genere letterario Dark Academia, ovvero storie dai toni cupi e misteriosi ambientate in college e scuole americane di élite, in cui i giovani studenti si dilettano con droghe, alcool e omicidi. Niente affatto male, direi… Già questo infatti dovrebbe aver acceso il vostro interesse, avete percepito quel formicolio alla base della nuca? Bene allora state tranquilli che con la prosa incredibile di Donna Tartt non potrete che rimanere incantati da questo romanzo!
Siamo nel piccolo e desolato Vermont, per la precisione ad Hampden, un piccolo paesino di poche anime, circondato da montagne e immerso in folti boschi. Il suo prestigioso college ospita solo 500 studenti ricchi, depravati e poco dotati, che sfruttano questa ultima chance nella loro carriera universitaria. L’ultima occasione di laurearsi con una retta da capogiro…
Richard Papen è il narratore. Il ragazzo viene dalla California e si è trasferito ad est per allontanarsi dalla sua famiglia e dalla vita che conduceva a Plano, il paese polveroso e triste in cui abitava. Ad Hampden rimane affascinato dai cinque ragazzi che studiano lettere classiche con l’eclettico professore Julian Morrow. Il suo corso è davvero esclusivo, tanto che loro cinque sono gli unici a poterlo frequentare! Il caso vuole che Richard si trovi al momento giusto nel luogo giusto e che riesca a conoscere i cinque ragazzi, che rimangono così colpiti da farlo entrare nella loro cerchia e a permettergli di seguire le loro lezioni. Henry, Charles, Camilla, Francis e Edmund (detto Bunny). Sono loro i fortunati studenti a cui è concesso ascoltare le appassionanti lezioni di Julian. Tutti benestanti e con storie particolari alle spalle, formano un gruppo solido accomunato dalla passione per il greco, il latino e la mitologia classica.
“I suoi studenti – se incarnavano in parte l’esito delle sue cure – spiccavano abbastanza e, pur diversi tra loro com’erano, condividevano una certa freddezza, un crudele, manierato fascino non del mondo moderno, spirante bensì uno strano, gelido fiato proveniente da quello antico: erano creature magnifiche; quegli occhi, quelle mani, il loro aspetto…sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat. Li invidiavo e li trovavo attraenti; inoltre quella strana qualità, lungi dall’essere naturale, per ogni segno appariva intensamente coltivata. Artefatto o meno, io volevo essere come loro.”

Impossibile non esserne attratti!!! La volontà di staccarsi dalla vita moderna per inseguire l’ideale del mondo classico che li affascina così tanto, spinge i ragazzi a ricreare le atmosfere oniriche dei baccanali dionisiaci. Henry, Camilla, Charles e Francis ci riescono, perdendo completamente il controllo di sé stessi e commettendo un gesto grave e inspiegabilmente violento. I due esclusi del gruppo Bunny e Richard reagiranno in modo totalmente opposto alla notizia: Bunny inizierà ad essere un grosso problema per il gruppo e l’unica soluzione sarà la sua morte, già annunciata nelle prime pagine del libro! Ma quella che a prima vista sembrava la scelta migliore, quella liberatoria, che avrebbe riportato la quiete, si rivelerà, in tutta la sua malvagità, un errore enorme, il baratro in cui cadranno le loro vite. Niente sarà più come prima…
Donna Tartt, con la sua prosa fluida ed elegante, ci accompagna in un mondo dalle atmosfere cupe, inquietanti in cui il Male è il protagonista, con tutte le sue difficili conseguenze. Le giustificazioni, i dubbi, il senso di colpa, le responsabilità psicologiche del gesto commesso e le diverse reazioni per reagire e superare il trauma.
“In passato avevo amato quell’idea, che la nostra azione, cioè, fosse servita a unirci: non eravamo amici normali, bensì amici per la vita e la morte. Tale pensiero aveva rappresentato il ,io solo conforto nel periodo successivo l’assassinio di Bunny: ora mi dava la nausea il sapere che non c’era via d’uscita. Ero legato a loro, a tutti loro, in un modo definitivo.”
Il libro si legge benissimo perché veniamo continuamente nella narrazione; tutto è così assurdo che non si sa mai cosa aspettarsi, andando avanti incuriositi e angosciati di sapere quale altra mossa faranno i protagonisti. Un romanzo assolutamente consigliato, straripante di citazioni e riferimenti ai grandi classici ma sospeso nell’inquietudine di un thriller.