Lessico famigliare — Natalia Ginzburg

Lessico famigliare è un libro di memorie, in cui Natalia Ginzburg racconta la storia della sua famiglia. L’unicità di questo romanzo sta nel fatto che i componenti della famiglia ci vengono presentati attraverso espressioni, frasi e modi di dire che usano di continuo. Difatti è il Lessico il vero protagonista e funziona perfettamente per richiamare persone ed eventi.

Sono soprattutto il padre e la madre a rievocare episodi e altri componenti della famiglia attraverso espressioni che sono rimaste nel tempo e che vengono usate comunemente. Infatti sono loro due a dominare il libro: il padre Giuseppe, scienziato e professore di biologia, accanito fumatore, è sempre burbero ed è sempre pronto a rimproverare i figli o la moglie e a dare severi giudizi su amici e colleghi con le sue storiche espressioni: ” Non fate malagrazie!”, “Non fate sbrodeghezzi!”, “M’è sembrato un bel sempio!”. La madre Lidia invece l’opposto: sempre felice, una chiacchierona, gira per casa cantando ed è una gran spendacciona, sempre pronta a comprare un nuovo abito o un cappotto dai suoi sarti di fiducia.

Durante l’infanzia e l’adolescenza, l’autrice rimane molto assente ed è quindi grazie alle frequentazioni dei genitori e dei fratelli maggiori che veniamo introdotti nella Torino intellettuale, antifascista negli anni tra le due guerre e veniamo coinvolti in importanti avvenimenti della storia italiana dell’epoca, a cominciare dalla fuga di Turati nascosto in casa loro. Siamo infatti negli anni dell’affermazione e del consolidamento del fascismo, ma la famiglia Levi è di origine ebrea e di indirizzo socialista e i fratelli maggiori di Natalia frequentano con crescente partecipazione i primi gruppi organizzati antifascisti, che daranno poi origine al Partito d’Azione e alla Resistenza. Tra le pagine compaiono numerosi riferimenti a vari episodi antifascisti condotti dai suoi fratelli o da amici di famiglia, tanto che alcuni di loro (anche il padre) verranno processati e arrestati più volte. Anche il primo marito dell’autrice, Leone Ginzburg verrà arrestato e poi mandato al confino all’Aquila, dove Natalia vivrà per due anni e partorirà la loro terza figlia. Saranno anni difficili, passati lontani dai suoi cari, ma l’autrice non racconta mai come li ha vissuti, non esprime mai il dolore o la paura che ha provato. Anche per altri avvenimenti, si limita a raccontare i fatti senza addentrarsi in riflessioni e senza dare la parola ai sentimenti, soprattutto alla tristezza e al dolore che male si accosterebbero alla sua allegra ed esuberante famiglia.

Ho adorato questo libro! La sua atmosfera sempre vivace ed ironica e i genitori dell’autrice sono meravigliosi, potrebbero essere una coppia di attori comici a teatro! La madre Lidia è il mio personaggio preferito, sempre allegra e un po’ svampita. Ma la cosa che più mi ha colpito è come questo romanzo sia vero: gli scherzi, le battute, i soprannomi, le frasi che si ripetono ad ogni data occasione rappresentano il nucleo di ogni famiglia, “un linguaggio comprensibile solo a chi lo pratica, una rete di ricordi e di richiami”.

“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire:” Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o ” De cosa spussa l’acido solfidrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l’uno con l’altro, noi fratelli, nel buio d’una grotta, fra milioni di persone. […] Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità famigliare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra….”

Niente di più vero! Da quanto vivo lontana dalla mia famiglia è capitato tante volte per telefono di dire una frase storica, di quelle che scatenano tanti ricordi, e subito ti senti di nuovo lì con loro, tutti insieme seduti intorno al tavolo la sera. Il linguaggio e le parole hanno davvero un potere forte ed è incredibile come riescano a riportarti indietro alle tue origini, ai tuoi luoghi e a farti sentire subito più vicino ai tuoi cari.

Lascia un commento