
È la prima volta che leggo un romanzo di Elsa Morante. Ne ho sempre avuto timore credendo che avesse una scrittura complessa e antiquata. Per fortuna mi sono decisa a superare questo scoglio, perché L’Isola di Arturo è un libro magnifico, che mi ha rapita fin da subito!
Sotto forma di memorie Arturo Gerace ci racconta la sua infanzia e la gioventù a Procida. Rimasto orfano di madre, morta durante il parto, Arturo viene cresciuto da Silvestro, un ragazzo che lavora presso la casa del padre. Quest’ultimo è spesso assente per lavoro e Arturo trascorre le sue giornate perlopiù da solo, in mare o nei campi, e come un selvaggio.
[…] io vivevo sempre in vacanza, e le mie giornate di vagabondo, sopratutto durante le lunghe assenze di mio padre, ignoravano qualsiasi norma e orario. Soltanto la fame e il sonno segnavano per me l’ora di rientrare a casa.
Prova una totale adorazione per il padre e lo crede un audace condottiero che si spinge ad esplorare paesi esotici e lontani. Per lui è affascinante e misterioso, anche perché il padre è molto schivo e poco affettuoso, e Arturo cerca in ogni occasione di mettersi in mostra per conquistare la stima e l’attenzione del padre, che però resta sempre arido e distante. Nonostante questo il tempo passato con il padre è il migliore per Arturo e aspetta sempre con ansia il giorno del suo ritorno dall’ennesimo viaggio.
Arturo, nonostante viva come un selvaggio, è molto istruito e conosce molte opere e poemi famosi a cui fa continuo riferimento, ispirandosi anche nelle sue decisioni personali alle gesta dei suoi eroi.
[…] In verità, io, a mia insaputa, venivo sottoposto a prove più amare di quelle di Otello!
Tutto è vissuto in modo mitologico e il suo rapporto con la natura e con l’isola di Procida è fenomenale, come se riuscisse a percepire la vera essenza di quello che lo circonda. Il lettore viene immerso in questa atmosfera magica, quasi onirica che rende la lettura un piacere.
Il lettore accompagna Arturo nella sua crescita. Dall’infanzia felice e spensierata, in cui tutto è vissuto come un’avventura e il padre è il suo più grande eroe, fino all’adolescenza, “l’età ingrata”, in cui assistiamo alla sua trasformazione fisica e psicologica, perché purtroppo diventando grandi la vita perde un po’ della magia che ha quando siamo piccoli.
Ci sarà poi un evento che stravolgerà la sua vita: l’arrivo di Nunziata, la nuova moglie del padre. La presenza di una coetanea nella sua casa “la Casa dei Guaglioni”, dove secondo la leggenda le donne sarebbero bandite, lo destabilizza: da una parte è curioso non essendo mai stato in contatto con una donna, ma dall’altro è geloso del tempo che il padre passa con lei. Ma grazie a Nunziata scoprirà l’amicizia, l’amore, la delusione e il dolore. Crescendo il modo di vedere il padre cambierà: si renderà conto che non è la persona che si era immaginato, ma nonostante la profonda delusione, proverà sempre amore e affetto per lui.
Vincitore del Premio Strega nel 1957, L’Isola di Arturo è un romanzo unico, magico, uno dei più belli che abbia mai letto!
[…] E rimasi col viso sul braccio, quasi in un malore senza nessun pensiero, finché Silvestro mi scosse con delicatezza, e mi disse: -Arturo, su, puoi svegliarti. Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più.