“Odiare l’America? Ma se in America ci stava come dentro la sua pelle! Tutte le gioie dei suoi anni più giovani erano gioie americane, tutti quei successi e tutta quella felicità erano americani, e non doveva più tenere la bocca chiusa solo per disinnescare l’odio ignorante di sua figlia. Avrebbe sofferto di solitudine, da uomo, senza i suoi sentimenti americani. Avrebbe sofferto di nostalgia, se avesse dovuto vivere in un altro paese. Sì, tutto ciò che conferiva un significato alle sue imprese era americano. Tutto quello amava era lì.”

Ho dedicato tutto il mese di aprile alla lettura di Pastorale americana, capolavoro della letteratura americana. Al mio primo Roth ho voluto dare tutta la mia attenzione leggendolo a casa nei pomeriggi liberi e nei fine settimana e non in treno come faccio di solito. Avendo sentito tanti pareri contrastanti, sapevo già che sarebbe stato uno di quei libri che lasciano il segno, che ami o che odi. Non nego di aver iniziato la lettura con un certo timore o meglio con distaccato rispetto sia nei confronti del romanzo, vincitore del Premio Pulitzer nel 1997, sia per il suo autore, uno dei più grandi della letteratura americana. Ma, come solo i veri capolavori sanno fare, ho ben presto abbandonato le mie paure per lasciarmi coinvolgere e appassionare dalla vita di Seymour Levov, lo Svedese.
Alto, biondo, occhi azzurri, atletico e prestante, Seymour è il ragazzo più seguito e acclamato di tutta la scuola. Bravissimo negli sport, umile e di buon cuore, durante la Seconda Guerra mondiale diventa la star del quartiere ebraico di Newark, dove vive, colui che con le sue prodezze nel gioco regala sorrisi e felicità, momenti di spensieratezza a tutte quelle famiglia preoccupate per i loro figli al fronte. Tutti sapevo che sarebbe diventato qualcuno, che “ce l’avrebbe fatta!”. E infatti il predestinato Seymour diventa un ricco e capace imprenditore, sposa la bella Miss New Jersey (nonostante di religione cattolica) e si trasferisce, non appena nata la figlia, in un’enorme villa in campagna. Insomma è un uomo da invidiare e lui lo sa! In tre generazioni, con l’impegno e l’intelligenza negli affari, la sua famiglia è riuscita a sistemarsi, facendo propri gli ideali del sogno americano. Di certo non poteva aspettarsi che la sua tranquilla quotidianità potesse essere disturbata dall’inizio delle guerra in Vietnam, dalle conseguenti manifestazioni e rivolte e che, ancora peggio, la guerra arrivasse proprio tra le mura della sua villa, trasformando la sua pastorale in un incubo!
“Tutto era cominciato, per lo Svedese (quando mai non è così), con un assurdo concorso di circostanze.
Ed era finito con un’altra assurdità. Una bomba.”
Gli anni ’60 rivivono in questo romanzo: la presidenza e l’assassinio di Kennedy, l’insediamento del presidente Lindon Jonhson, la decisione di intraprendere la guerra in Vietnam, i movimenti per i diritti civili degli afroamericani, la repressione dei Black Panther fino alle udienze del Watergate e alla fine di Nixon. Insomma in questo romanzo c’è tanta storia, quella storia contemporanea di cui conosco molto poco e che è sempre un piacere approfondire, ma c’è anche tanto sentimento ed emozioni. Roth riesce ad entrare dentro lo Svedese e a raccontarci il suo dolore, le sue paure e le sue incomprensioni. Pagine e pagine di pensieri e sensi di colpa che ne scuotono l’animo, restituendoci l’immagine di un uomo distrutto che non può non toccarci nel profondo. La scrittura meravigliosa dell’autore contribuisce in pieno a farci capire la personalità del protagonista, alternando periodi concisi e dai toni taglienti a frasi di mezza pagina, introspettive e dolorose. Mi sono sinceramente emozionata e commossa per Seymour: fino all’ultima pagina non riesce a darsi pace, a capire le motivazioni che hanno spinto la figlia a compiere azioni inaccettabili, ad allontanarsi da casa e a chiudere ogni rapporto con la sua famiglia. Anche con lui, un padre affettuoso e comprensivo ma incapace di trovare una soluzione. È soprattutto l’incomprensione e l’impotenza a logorare l’animo dello Svedese: comprende che quella del Vietnam sia una guerra sbagliata, combattuta così lontano con la perdita di tante giovani vite, ma proprio non riesce a capire l’odio di sua figlia verso l’America, verso i valori con cui è stata cresciuta, verso il capitalismo che ha permesso alla sua famiglia di avere benessere e ricchezza. Le ideologie politiche si trasformano in un conflitto generazionale che porta alla distruzione di quel sogno americano, tanto caro alla sua famiglia.
“Tre generazioni. Tutte avevano fatto dei passi avanti. Quella che aveva lavorato. Quella che aveva risparmiato. Quella che aveva sfondato. Tre generazioni innamorate dell’America. Tre generazioni che volevano integrarsi con la gente che vi avevano trovato. E ora, con la quarta, tutto era finito in niente. La completa vandalizzazione del loro mondo.”
Roth ci fa capire che la vita è imprevedibile, che anche un uomo intoccabile e fortunato come Seymour Levov, il cui destino sembra scritto e assicurato, può svegliarsi un giorno e perdere tutto, anche quello che ha di più caro, e rendersi conto che esistono anche altre realtà rispetto alla sua. Un romanzo sull’odio e sull’amore verso una nazione, sull’appartenenza a un paese, sulla comprensione e il rifiuto di certi ideali. Un romanzo sulla realizzazione del sogno americano e sulla sua distruzione.