Resto qui — Marco Balzano

Resto qui racconta della costruzione della diga a Curon, un paesino di confine in Val Venosta, alla fine della seconda Guerra Mondiale. A causa della diga l’intero paese è stato sommerso dall’acqua e ne resta soltanto il campanile della chiesa che svetta dal lago artificiale.

L’autore affida la narrazione a Trina, donna e maestra di cultura tedesca, che racconta la sua vita ai figli, Michael e Marika. Si rivolge sopratutto alla figlia, perché a soli 10 anni è scappata da Curon con gli zii senza più farne ritorno.

Trina ci racconta la sua infanzia, la voglia di studiare e di diventare maestra, l’arrivo dei fascisti e della loro prepotenza nel far rispettare le leggi volute dal Duce. L’italiano diventa l’unica lingua accettata e insegnata. Le maestre come Trina sono costrette a insegnare in scuole clandestine, improvvisate nelle stalle o nelle soffitte, rischiando di essere picchiate, arrestate o addirittura come successo a Barbara, un’amica di Trina, di essere spedite al Sud.

Molti vedono nel nazismo una salvezza, una sorta di terra promessa, e scappano in Germania, pensando di trovare finalmente la libertà di espressione che manca in Sud Tirolo. Tra questi ci sono appunto i cognati di Trina e la figlia Marika. La sua scomparsa causerà un dolore enorme in Trina e nel marito Erich e cercheranno, ognuno a suo modo, di sopravvivere a questa mutilazione.

Verrà la guerra, la fuga nei boschi come disertori, la fame, la paura per una morte che potrebbe arrivare da un momento all’altro; poi finalmente la pace e la ripresa della vita con la sua quotidianità. Ma ecco che tornerà di nuovo la paura: quella per la costruzione della diga. Alcuni contadini, tra cui Erich, chiederanno aiuto ai sindaci dei paesi vicini, si rivolgeranno al Ministero dell’Agricoltura, alla stampa tedesca e austriaca, persino al Papa, ma la diga verrà costruita e terminata sotto la totale indifferenza di queste cariche. La popolazione di Curon e dei paesi limitrofi viene abbandonata: a nessuno interessa se perderanno le loro case, i campi, gli animali, i ricordi e la dignità, il progetto verrà portato a termine.

Con “Resto qui”, Marco Balzano dà voce a tutte quelle persone che, nonostante tutto, sono rimaste nel loro paese, al loro forte senso di appartenenza al luogo e alle loro abitudini e alla forza spirituale di questa gente, che ha visto distruggersi tutto quello che possedeva ma non è fuggita.

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